Un posto dove i giovani di tutto il mondo trascorrono ogni giorno un'ora e mezzo del loro tempo, non fissando uno schermo e basta, come su Netflix o YouTube, ma creando qualcosa ed esprimendosi, è il posto da guardare per capire quando arriverà la rivoluzione. Quel posto evidentemente non è Facebook (dove stanno i genitori e i nonni); non è Twitter (prediletto da politici e giornalisti e utile semmai per interloquire con queste categorie); e non è nemmeno Instagram (più adatto a selfie spettacolari). Quel posto è Tik Tok. Lo avevamo già detto, segnalando la trasformazione che c'era stata nel social network cinese dei video brevi e scemi, diventato recentemente il luogo prediletto di espressione del movimento antirazzista. Infatti, grazie anche al fatto che la durata delle clip era stata portata da 15 a 60 secondi, è su Tik Tok che si potevano trovare i migliori video di Black Lives Matter. Storie, commentate.
Ora arriva la vicenda, irresistibile, degli adolescenti di Tik Tok che sabotano la grande manifestazione elettorale di Donald Trump prenotando online un milione di biglietti per lasciarlo solo in un palazzetto semivuoto a Tulsa, Oklahoma. Vero, esagerato? Esagerato. Ma è vero che due settimane fa è stata una utente di Tik Tok dello Iowa, Mary Jo Laupp, a lanciare l'idea del sabotaggio, ma lei non è più da tempo una adolescente: ha 51 anni, è una attivista dei diritti civili e firma i suoi video ironicamente come "nonna Tik Tok". Da un video di Mary Jo la cosa ha preso piede grazie ad #AltTikTok, una rete alternativa rispetto a quella ufficiale, dove si trovano così diverse dai balletti e dalle challenge, un po' più toste. A rendere quel video di "nonna TikTok" virale è stata la rete di #alttiktok assieme ai fan del pop coreano che sono moltissimi e molto attivi online (la settimana scorsa il concerto in streaming dei BTS ha totalizzato quasi 800 mila spettatori paganti e online). Così si dice.
Possibile che i responsabili della campagna di Trump - non esattamente degli sprovveduti - si siano fatti beffare da migliaia di adolescenti che si sono registrati su un sito dovendo lasciare un numero di telefono provvisorio? Sì, possibile, anche se probabilmente dietro il flop di Tulsa non c'è solo Tik Tok (Donald Trump nei sondaggi è molti punti dietro Joe Biden, qualcosa vorrà pur dire); ma sicuramente c'è anche Tik Tok che è diventato ormai un'altra cosa. Uno strumento per l'attivismo giovanile. Ieri infatti il social era invaso di video di "zoomer" (che non sono gli utenti di Zoom ma gli esponenti della Generazione Z che hanno fra 13 e 25 anni), che festeggiavano il flop del presidente facendo un balletto davanti ai biglietti prenotati e non utilizzati per Tulsa sulla note di Macarena, una canzonetta estiva di tanti anni fa, il 1993, quando loro non erano ancora nati. Insomma su Tik Tok è andata in scena una sfacciatissima e allegra presa per i fondelli che faceva da contraltare ad alcuni video postati il giorno prima dal palazzetto di Tulsa dove si vedevano alcuni attempati sostenitori di Trump sbadigliare mentre il presidente prometteva di fare di nuovo l'America grande, slogan che deve sembrare una vecchia solfa persino per certi boomer (boomer: esponenti della generazione del baby boom, nati fra le fine della seconda guerra mondiale e la prima metà degli anni '60).
Ora sarebbe un errore madornale dare Trump già per sconfitto alle elezioni del 3 novembre partendo da questo episodio divertente ma circoscritto. Anche perché ieri l'emittente più vicina alla Casa Bianca, Fox news, si è affrettata ad annunciare che il palazzetto di Tulsa sarà anche stato mezzo vuoto, ma il presidente ha battuto ogni record di ascolto in tv per il sabato sera: quasi otto milioni di persone.
Eppoi, come si diceva una decina di anni fa a proposito di Twitter, "la rivoluzione non sarà twittata". E se non basta un tweet a far cadere un regime, non basterà una goliardata su Tik Tok a far sloggiare l'inquilino della Casa Bianca. L'attivismo va portato nelle piazze e poi nelle urne, come ha ricordato qualche giorno fa l'ex presidente Barack Obama. Epperò va annotato il cambio di registro che Tik Tok mette in campo: intanto è un social dove i non più giovanissimi si sentono estranei, è un terreno di gioco che ti fa sentire fuori posto se hai 30 anni. È casa loro. Eppoi il linguaggio che produce è allegro, beffardo, scanzonato. E come sapevano già gli antichi romani, non c'è nulla che faccia più male a chi gestisce il potere che uno sberleffo ben piazzato. Insomma, se la sfida "zoomer contro boomer" promette di essere il nuovo '68, forse una risata ci salverà.
Di: Riccardo Luna
La Repubblica
Ora arriva la vicenda, irresistibile, degli adolescenti di Tik Tok che sabotano la grande manifestazione elettorale di Donald Trump prenotando online un milione di biglietti per lasciarlo solo in un palazzetto semivuoto a Tulsa, Oklahoma. Vero, esagerato? Esagerato. Ma è vero che due settimane fa è stata una utente di Tik Tok dello Iowa, Mary Jo Laupp, a lanciare l'idea del sabotaggio, ma lei non è più da tempo una adolescente: ha 51 anni, è una attivista dei diritti civili e firma i suoi video ironicamente come "nonna Tik Tok". Da un video di Mary Jo la cosa ha preso piede grazie ad #AltTikTok, una rete alternativa rispetto a quella ufficiale, dove si trovano così diverse dai balletti e dalle challenge, un po' più toste. A rendere quel video di "nonna TikTok" virale è stata la rete di #alttiktok assieme ai fan del pop coreano che sono moltissimi e molto attivi online (la settimana scorsa il concerto in streaming dei BTS ha totalizzato quasi 800 mila spettatori paganti e online). Così si dice.
Ora sarebbe un errore madornale dare Trump già per sconfitto alle elezioni del 3 novembre partendo da questo episodio divertente ma circoscritto. Anche perché ieri l'emittente più vicina alla Casa Bianca, Fox news, si è affrettata ad annunciare che il palazzetto di Tulsa sarà anche stato mezzo vuoto, ma il presidente ha battuto ogni record di ascolto in tv per il sabato sera: quasi otto milioni di persone.
Eppoi, come si diceva una decina di anni fa a proposito di Twitter, "la rivoluzione non sarà twittata". E se non basta un tweet a far cadere un regime, non basterà una goliardata su Tik Tok a far sloggiare l'inquilino della Casa Bianca. L'attivismo va portato nelle piazze e poi nelle urne, come ha ricordato qualche giorno fa l'ex presidente Barack Obama. Epperò va annotato il cambio di registro che Tik Tok mette in campo: intanto è un social dove i non più giovanissimi si sentono estranei, è un terreno di gioco che ti fa sentire fuori posto se hai 30 anni. È casa loro. Eppoi il linguaggio che produce è allegro, beffardo, scanzonato. E come sapevano già gli antichi romani, non c'è nulla che faccia più male a chi gestisce il potere che uno sberleffo ben piazzato. Insomma, se la sfida "zoomer contro boomer" promette di essere il nuovo '68, forse una risata ci salverà.
Di: Riccardo Luna
La Repubblica