Diventare influencer su Instagram acquistando follower finti e guadagnare soldi veri: era questo il mio obiettivo. Un esperimento di più di due anni nato quando la misura era colma, colma perché nel mondo delle relazioni tra aziende e influencer si navigava (e spesso si naviga tutt'ora) nel torbido.
Il profilo Instagram dell'esperimento
Nel dicembre 2016 ho acquistato poco più di 2.000 follower di Twitter al prezzo di una birra media. Questa volta è andata molto peggio: l'esperimento ha richiesto qualche anno tra le diverse fasi e non sapevo se e quando avrei recuperato i soldi spesi di tasca mia...
Sono convinto che l'origine del fenomeno sia da ricercare nel voyeurismo elevato all'ennesima potenza. Instagram è già una piattaforma guidata dal "farsi i mazzi degli altri" ma il meccanismo che ha dato il via al "follow-unfollow", la base su cui sono nati i bot, è ancora più perverso. Per qualche strano motivo, infatti, gli utenti di Instagram andavano a spiare i follower degli influencer più seguiti.
Questi erano organizzati cronologicamente: un follow-unfollow (anche manuale) faceva sì che il tuo nome spuntasse in alto nella lista dei fan del famoso di turno e, ripetendo l'operazione con costanza, si potevano guadagnare nuovi seguaci. L'algoritmo di Instagram aveva un campanello d'allarme: dopo un certo numero di operazioni simili in un arco di tempo ridotto, scattava il blocco dell'account o il ban temporaneo.
È in questo contesto che nascono i bot, software che possono essere installati in locale o sfruttati tramite servizi online a pagamento, permettendo di scegliere un bersaglio famoso per andare a caccia di like e utenti.
La piattaforma offre tantissimi filtri per trovare il pubblico migliore. Descrivere tutte le opzioni meriterebbe un articolo a parte; mi limiterò a dire che il livello di profondità raggiunto consente di targhettizzare, ad esempio, solamente le donne di 30 anni che parlano francese e amano i #gatticiccioni. Oppure, nel mio caso, chi si interessava al mondo auto e moto.
L'esperimento è partito proprio così, con i giorni di prova gratuita di alcuni servizi di bot online, potenzialmente pericolosi perché richiedevano di fornire utente e password dell'account Instagram.
Il sistema funzionava: ho impostato una frequenza di follow/unfollow/like/commenti molto bassa, scelto i miei target e avviato il bot ad orari che simulassero quelli di un essere umano. L'unica accortezza che mi si richiedeva era quella di mettere in pausa l'automatismo qualora desiderassi commentare e lasciare like di mio pugno.
La prudenza, forse eccessiva rivalutando a posteriori, è sempre stata la linea guida di questo mio esperimento: non volevo rischiare di perdere l'account. Anche la fase di acquisto dei followers Instagram (pagati con Paypal) è stata caratterizzata da un incremento lento e costante piuttosto che da un'esplosione da un giorno all'altro.
Qualcuno avrebbe potuto accorgersi che qualcosa non andava: la riuscita dell'impresa dipendeva anche dal fatto che restasse tutto segreto fino al momento della pubblicazione di questo resoconto.
Per far sì che ciò accadesse ho dovuto spendere qualcosa in più: potevo scegliere tariffe più convenienti ma quella che distribuiva gradualmente i followers mi è costata 88,99$, permettendomi di scegliere vari tagli di incremento. Ho deciso di crescere di 125 seguaci al giorno, cosa che ha dilatato enormemente i tempi ma mi ha permesso di simulare una crescita organica. Prevedendo un'eventuale perdita di utenti-bot, cosa poi accaduta, mi sono tenuto largo acquistandone 10.000.
La mia strategia non è stata la migliore, lo ammetto, e vi spiego perché nei capitoli successivi. Prima, qualche esempio di "professionisti" già avviati: (finti) influencer che ho seguito e tracciato nei numeri, evidenziando alcuni schemi ricorrenti.
Ai tempi dell'avvio dell'esperimento, ormai un paio d'anni fa, la strategia più in voga era quella di una crescita a picchi. I servizi di acquisto follower erano meno sofisticati, non avevano le garanzie sul refil dei seguaci persi ma erano anche più economici. Per questo motivo il finto influencer piazzava un ordine da 10.000 fan che poi sparivano con il tempo, sia gradualmente, sia in maniera massiccia e repentina. Diventava quindi necessario ripristinare i numeri con nuovi acquisti.
Nulla vieta di sfruttare più strategie contemporaneamente, unendo ad esempio l'utilizzo di bot con quello dei servizi di vendita seguaci. Le due immagini qui sopra mostrano due strategie diverse di influencer oggi attivi su Instagram e coinvolti in campagne e progetti.
Spesso si dice che viviamo in un mondo di egoisti: nulla di più falso, almeno per quanto riguarda i finti fenomeni dei Social Network. I pod smentiscono questa affermazione perché creano delle community in cui ci si sostiene a vicenda. Nella mia strada ho incrociato due tipologie principali.
Da un lato ci sono i gruppi, prevalentemente Telegram, dove ognuno pubblica la richiesta di like e commenti ad una foto. Prima di riceverli bisogna dare il proprio like e scrivere un commento alle dieci foto precedenti ad esempio. I pod sono organizzati in round, gestiti da bot e amministratori in carne ed ossa e funzionano bene, a patto che vogliate perdere tempo nell'eseguire le azioni richieste.
Parallelamente a questi gruppi, gratuiti ma ben organizzati, esistono servizi via web dove puoi caricare le foto, chiedere engagement e, pagando il balzello premium, mettere anche dei paletti sul tema del commento. Questo è utile se stai sponsorizzando un determinato prodotto o se vuoi farti notare da un marchio, chiedendo agli amici di pod di taggare il brand stesso. In caso contrario le regole prevedono "almeno tre/quattro parole e una emoji"...il risultato è questo:
Piattaforme simili sono fatte davvero bene, molto versatili e semplicissime da utilizzare: da PC o da smartphone seleziono la foto che voglio pompare artificialmente e quanti crediti voglio spenderci. Semplificando: 1 credito è uguale ad un commento alla mia foto mentre per guadagnare crediti posso commentare le foto altrui (1 credito ogni 2 o 3 commenti).
Chi potete trovare in questi pod o piattaforme? Di tutto: da Giuseppina la wannabe influencer di moda al personaggio della TV o della radio, passando per lo studio medico di chirurgia plastica. Non vi basta? C'è anche la Pizzeria Tal dei Tali o il classicissimo Giovanni, quello che fa le duckface nelle foto e vuole diventare "life coach influencer" definendosi "digital entrepeneur" e mostrandosi sempre in foto #urbex. Rigorosamente a petto nudo.
Ci sono anche i volti noti? Gli influencer "grossi"? Difficile trovarli qui: loro sono organizzati con pod privati, molto più interessanti perché l'accordo è quello di commentare mettendoci un minimo di cervello, sforzo e impegno (rispetto agli esempi degli screenshot qui sopra). I commenti risultano quindi realistici.
Questo esperimento mi è costato molto, e non parlo solo di soldi. Spesso il danno maggiore non è quello visibile e, in questo caso, il sacrificio nascosto è quello del posizionamento del mio profilo agli occhi dell'algoritmo. Da un engagement di tutto rispetto, ai tempi della manciata di migliaia di follower reali che avevo, sono passato a percentuali disastrose. Oggi il mio engagement è dello 0.69%, irrisorio se consideriamo una media del 4% per account da 10.000 followers.
Non usate queste percentuali per capire chi è vero e chi è finto: personalmente sono stato un "truffatore" pigro e poco costante e il tasso di engagement può essere falsato. Non ci sono istruzioni precise, si impara sperimentando; possiamo però riassumere la strategia con i seguenti punti:
- comprare i follower
- comprare i like per ogni foto
- acquistare commenti per ogni foto (o procurarseli con un pod)
- acquistare visualizzazioni storie
Bilanciando artificialmente like, commenti e follower nel numero ideale, si può raggiungere quel tasso di engagement che ci fa percepire come reali quando scrutinati da un social media manager o un digital marketing manager poco attento.
Terminate le prime fasi e creato un profilo sufficientemente convincente nei suoi numeri, mi lancio nella fase finale: vendermi come influencer. Mi iscrivo ad un paio di piattaforme ma scopro che la prima richiede di accumulare crediti che poi vanno convertiti in buoni di ogni tipo (Amazon, negozi online e via dicendo). Troppo poco per me, non ho perso tutti questi mesi per entrare nel giochino dei punti fragola: porto a casa il buono da 20€ sfruttando le promozioni iniziali e decido di cambiare aria.
DISCLAIMER: le piattaforme per influencer non hanno niente a che vedere con le pratiche truffaldine descritte sopra dato che offrono un servizio legittimo e legale (con regolare fattura o ritenuta d'acconto)
Scartata anche la piattaforma con logica pay-per-click, comprare follower aveva infatti rovinato l'engagement reale e non avevo speranza di guadagnare cifre soddisfacenti (raccolti poco meno di 4€), scelgo di puntare tutto sul network che paga a campagna.
Dal profilo imposto le cifre richieste per i miei servigi da influencer e mi accorgo di aver puntato troppo in alto. Arrivano però proposte interessanti dai 30 ai 150€ per sponsorizzazione.
Ne accetto alcune, leggo il briefing, invio le bozze, faccio le modifiche richieste (più nello stile che nel contenuto, anche in questo caso la colpa non è della piattaforma/network ma dell'azienda che mette dei paletti) e pubblico tutto sui miei social, tra storie e feed di Instagram. In alcuni casi mi viene chiesto anche un post su Facebook.
Dopo qualche mese emetto regolare fattura e mi arrivano i pagamenti, circa 420€ lordi sommando tutte le proposte accettate, scelte sempre con l'ottica di non compromettermi agli occhi dei miei follower reali, evitando quindi un commento di tipo qualitativo e limitandomi a fare da vetrina per dati oggettivi.
Così si conclude l'esperimento...forse. A voi le conclusioni, a me affrontare le conseguenze (se ci saranno). E se decidessi di continuare facendo un acquisto da 100.000 followers per provare a giocare con i più grandi?
Volete saperne di più? Nell'episodio odierno de l'Intervallo, con Andrea Nepori e Lorenzo Paletti, trovate ulteriori retroscena e curiosità.
In questa puntata trovate le risposte ad alcune domande lasciate in sospeso nel video e alcuni cenni sulle questioni legali che ruotano intorno all'acquisto di followers.
FONTE: HDBLOG
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