Il diritto all’ambiente

Scrivere di crisi climatica nel bel mezzo di una crisi sanitaria globale, potrebbe sembrare fuori luogo o di importanza marginale. Il nostro unico obiettivo è oggi di sbarazzarci al più presto di questa pandemia e poter tornare alle nostre usuali occupazioni. Un atteggiamento comprensibile, ma che ci sarebbe di scarsa utilità: non dobbiamo, infatti, dimenticare che il riscaldamento globale, un disastro di proporzioni straordinariamente più ampie della presente pandemia, procede spedito con una velocità e pericolosità di cui abbiamo soltanto una vaga percezione. Come con il virus, la velocità con cui risponderemo è fondamentale.

È ormai troppo tardi perché si possano del tutto annullare le conseguenze del riscaldamento globale - sono già in atto e sotto gli occhi di chiunque voglia osservarle - ma siamo ancora in tempo per evitarne le conseguenze più disastrose. Il 2019 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, dopo il 2016. Il 2020 secondo la US National Oceanic and Atmospheric Administration ha dal 50 al 75% di possibilità di diventare l'anno più caldo in assoluto. Il gennaio appena trascorso è stato il più caldo mai rilevato. I quattro gennai più caldi si sono susseguiti dal 2016; i 10 più caldi dal 2002. A febbraio, in Antartide si è misurato un incredibile record di temperatura per questo continente: 20,75 °C. E potrei continuare a lungo ad elencare, per puro senso di responsabilità e perché comunque bisogna che queste informazioni siano note, sebbene sia ormai evidente che litanie di dati ben più terrificanti di quelli sopra elencati non abbiano alcun effetto.

C'è qualcosa di misterioso e affascinante, non fosse per le sue conseguenze drammatiche, nella incapacità degli uomini di percepire il pericolo. Nessuno di noi, sano di mente, conoscendo la mortalità di questo virus, ne cercherebbe il contagio. Nessuno sarebbe contento di farsi tossire in faccia. Eppure, per un pericolo incommensurabilmente più ampio, come quello del riscaldamento globale, ci comportiamo come ragazzini che credono di essere immortali e non adottiamo alcuna precauzione. Le altre specie viventi con le quali dividiamo questo pianeta stanno correndo ai ripari: non avendo modo di influire su un cambiamento la cui responsabilità è esclusivamente dei nostri comportamenti alienati, migrano verso aree in cui le condizioni ambientali sono più favorevoli. Noi uomini ci siamo vietati anche questa possibilità.

Quali sono le soluzioni per evitare che clima e ambiente (le due facce della stessa medaglia) vengano progressivamente deteriorati fino a un livello incompatibile con il mantenimento della nostra civiltà? Le possibilità esistono, sono numerose e richiederebbero, qualora attuate in tempo, un costo inferiore a quello che pagheranno le nostre economie per rispondere al solo problema del coronavirus. Non è quindi impossibile cambiare le cose. Perché, tuttavia, queste possibilità divengano soluzioni reali è fondamentale che la politica riconosca l'urgenza del problema e intervenga senza paura. Così, come in tempi di epidemie, la tutela del diritto alla salute per tutti deve essere l'obiettivo primario di ogni politica e misura pubblica, in tempi di catastrofe ambientale la stessa fermezza è necessaria per la salvaguardia del clima e dell'ambiente.

La nostra Costituzione, all'articolo 32, tutela la salute dei cittadini  «come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività». È ovvio che non si può garantire la salute di una collettività se non se ne garantisce prima un ambiente sano e un clima inalterato. Ogni cittadino italiano ha il diritto a vivere in un ambiente sano. Rendiamo evidente questo diritto esplicitandolo nella nostra Costituzione. Sarebbe un pungolo all'azione politica, uno scudo alle azioni dissennate sull'ambiente, un potente segno che il clima e l'ambiente sono alla base della nostra stessa idea di futuro e, chissà, magari anche un incoraggiamento a cambiare le nostre abitudini. Perché come ha scritto Zagrebelsky il 29 aprile, le abitudini delle persone non si cambiano a colpi di decreti, ma soltanto con altre abitudini.