Sono passati più di sei mesi da quando le prime voci di corridoio non confermate sono diventate ufficiali, ma ora nonostante sia ancora un prodotto in evoluzione Glass è già realtà, almeno nella sua Explorer Edition dedicata a testimonial, beta tester e sviluppatori.
Prima ancora che dal lato puramente hardware, Glass è interessante per il modo nuovo con cui ci si interagisce: uno schermo a proiezione su un prisma, un'area touchpad su cui fare "swipe" e "tap" per navigare nell'interfaccia, due bottoni per l'accensione e scatto delle foto e poi altoparlante (a trasmissione ossea) e microfono per l'interazione vocale, che poi è l'elemento chiave d'interazione con Glass.
Quello del riconoscimento vocale è un modo d'interazione che ha grandi potenzialità, ce l'ha dimostrato prima Apple con Siri e poi Google stessa con Google Now, che ora è parte integrante di Android. Glass è il passo successivo di quei servizi, è un'interfaccia più umana perchè non ci occupa le mani come uno smartphone.
Steve Lee, product director di Glass, l'ha definito un approccio alla tecnologia più vicino ai nostri sensi, "un modo per toglierci dai piedi la tecnologia mentre stiamo facendo qualcosa, e averla pronta quando ci serve".
Ok Glass, fai qualcosa per me: dal setup ai comandi
Terminato il setup con lo smartphone, il primo step è il risveglio che può essere richiamato tramite la funzione Head Wake, un movimento della testa all'in su, oppure con un più "discreto" sfioramento del touchpad sul lato del dispositivo. A questo punto su schermo appare l'ora, e la scritta "ok glass".
Ora Glass è pronto per essere sfogliato tramite swipe nella serie di schede cronologiche che ognuna racchiude una funzione o un evento (foto, video, chiamate, hang out, le apps ufficiali o di terze parti e via dicendo). Glass è anche pronto per ricevere un comando vocale, che va preceduto dal comando trigger che di default "ok glass" (ma è personalizzabile). A quel punto su schermo appare una lista a scorrimento dei comandi disponibili.
Ricerca su Google e indicazioni
Una delle funzioni più classiche è sicuramente la ricerca, attivabile sia da un doppio tap sul touchpad che da comando vocale, ad esempio "Ok Glass, google Ryan Gosling". Per ricevere indicazioni per trovare un negozio, un luogo o qualsiasi posto su una mappa il comando è "dammi indicazioni per…", e la risposta ci arriva proiettata sul prisma sotto forma di mappa e percorso, accompagnata dalla voce femminile dell'applicazione.
Foto e video
I primissimi video di Glass ci hanno mostrato anche due funzioni ormai banali per qualsiasi dispositivo mobile come la cattura di foto e video, ma che ora assumono (letteralmente) una prospettiva differente visto che il punto di vista è la replica del POV dei nostri occhi.
Per scattare una foto il comando è "ok glass, scatta una foto", che ci appare subito dopo su schermo in forma di preview prima di essere memorizzata nella timeline. Per le foto che richiedono una temporizzazione più precisa si può invece usare il bottone localizzato sopra l'occhio destro.
Simile anche al registrazione dei video a lunghezza default di 10 secondi, attivabile tramite "ok glass, registra un video" e prolungabile con un tap del touchpad.
Chiamate, messaggi, hang outs
Visti i pochi millimetri che separano lo pseudo-occhiale dalla nostra testa, l'hardware per le chiamate (così come la connessione Internet) viene preso in prestito dallo smartphone per ovvie questioni di sicurezza. Glass diventa dunque un super-auricolare, attivabile ad esempio dal comando "ok glass, chiama David".
Gli SMS o le chat "hang out" di Google+ funzionano allo stesso modo, i comando sono semplicemente "manda un mesaggio a…" oppure "hang out con…" seguito dal contatto sulla rubrica o su Google+.
A questi vanno inoltre aggiunte le tante (anche se non sterminate) funzionalità che già vediamo su Google Now, come la traduzione di frasi, risposte a domande semplici ("Ok Glass, quanto è lungo il Ponte di Brooklyn?"), informazioni sul meteo, trasporto pubblico, e ovviamente la lettura delle email e tutte le altre apps come Twitter, Facebook, New York Times, CNN, Google Now, Path e via dicendo.
Problemi da risolvere
Glass è tutt'altro che perfetto, e forse uno dei problemi più macroscopici dell'interazione vocale più che gli errori di riconoscimento (che sono frequenti, anche se si parla in un perfetto inglese) è che la voce di chi ci sta vicino può essere captata dal sistema. Che ci piaccia o no.
Un esempio di questo problema si è visto nel video di Engadget in cui era ospite il comico Fred Armisen per testare in anteprima Glass, ma praticamente tutte le volte in cui il presentatore dava le indicazioni ad Armisen i comandi venivano interpretati e avviati.
Un altro problema non da poco sono gli input involontari in cui i tap e gli swipe vengono confusi. Risultato? Stando ad alcuni report si rischia con estrema facilità di inviare contenuti alla persona sbagliata. Un problema non da poco.
Cercando la seconda rivoluzione dell'interfaccia mobile
Glass è una delle scommesse più grandi viste nell'ambito hi-tech da tanti anni, vicina per importanza forse solo a quella di Apple quando ha immaginato prima uno smartphone senza tastierino numerico o QWERTY (eresia!), e poi un "computer grande quanto un libro così facile che puoi imparare a usarlo in 20 minuti", come lo definiva Jobs.
Quelle due idee sono diventate i primi iPhone i iPad, due prodotti che i giganti dell'elettronica hanno letteralmente passato anni cercando di eguagliare, cercando di differenziarsi a fatica da forme e funzioni che Apple nel frattempo già evolveva e perfezionava.
Così come ha fatto Apple, Google ora sta cercando di arrivare primo alla gara per la prossima rivoluzione dell'interfaccia mobile, che secondo la casa di Mountain View passa per una montatura da vista senza lenti, hardware Android miniaturizzato e un prisma a proiezione.
Da qui alla commercializzazione del prodotto finito passerà ancora un po' di tempo, e si spera molte versioni dell'hardware e del software di Glass UI, che almeno per ora è poco più di un prototipo messo a disposizione a qualche migliaio di "esploratori", per metà cavie e per metà avventurieri.
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