Pirelli corso Venezia 1: le foto del flagship store e l'intervista a Renato Montagner

Pirelli corso Venezia 1: le foto del flagship store

Stamattina a Milano è stato inaugurato il flagship store Pirelli in corso Venezia 1. Uno scenario di design progettato da Renato Montagner, già direttore creativo delle collezioni P-Zero. Articolato su due livelli di 1500 metri quadrati, il Pirelli Corso Venezia è il primo negozio di questo tipo per la P lunga, ma parlando con gli addetti ai lavori presenti non sarà sicuramente l'unico. Per ora, bocche cucite sui prossimi: ma è facile prevedere che si apra ad Oriente, magari in Cina, vista la massiccia presenza di inviati e giornalisti del Celeste Impero.

Tra memorabilia - una Lamborghini Miura, la Maserati 250F di Juan Manuel Fangio e altro - abbiamo fatto quattro chiacchiere con Renato Montagner, mente del progetto store e direttore creative di Pirelli dal 2009. Se volete dare un'occhiata agli ospiti della conferenza stampa, sono tutti su Fashionblog.it: per dire un nome, c'era Naomi Campbell.

Renato Montagner, come è nato il rapporto con Pirelli?

Il mio rapporto con Pirelli è nato così, per caso: mi hanno contattato, fatto vedere il progetto, poi non ci siamo più sentiti per un po' di tempo. In seguito le nostre strade si sono incrociate di nuovo: poi anche per la mia passione per il motorsport, è nata una storia, un rapporto più tra persone, che tra professionisti.

Facciamo qualche nome

Andrea Imperiali l'ad, Marco Orseniga, a capo del progetto, insieme abbiamo cominciato a condividere l'idea di cosa significhi il progetto Pirelli e il design, e scrivendoci qualche mail ci è venuta un'idea di brief, poi abbiamo cominciato a fare qualcosa, è stato tutto un work in progress.

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Quanto ci avete impiegato?

In realtà non abbiamo ancora finito! Cominciamo da qui, questo è solo l'inizio: sono due anni che collaboro col progetto, prima solo per la parte tessile, poi ho cominciato a interessarmi anche alla parte del negozio, e il coinvolgimento è stato totale.

La cosa più difficile durante la progettazione di questo spazio?

Qui il difficile è sempre riuscire a rinunciare. Ci sono tanti temi che si possono raccontare in uno spazio del genere, ma volevamo essere concentrati sulla vera essenza. Molte volte si cede alla tentazione di partire con una start up e mettendo subito all'interno tutto, mentre noi vogliamo prima costruire le basi. Quindi prima di tutto vogliamo capire, costruire, spiegare cos'è il progetto e poi mettere tutti i prodotti, e fare in questa maniera, per motivi economici, di marketing, è sempre stato difficile. Devi fare compromessi… io sono un creativo, voglio fare una cosa che sia bella, però poi arriva uno ti dice "Mettiamo anche un loghino da qualche parte…" (ride, ndr).

La parte più bella, più creativa, che ti ha divertito?

È sempre stato il gruppo di lavoro, e poi in questo caso avere un progetto e un marchio molto trasversale. Accomuna dall'artista di tatuaggi alla top model: lavorare su un marchio come questo, che in realtà ha una storia, ha un certo tipo di approccio, ma ha un prodotto - il pneumatico - che nessuno va a guardare

È come la suola delle scarpe

Esattamente, sì. Alla fine raccontare tutto questo progetto, che è legato alla passione della velocità, delle sfide, in realtà mi ha dimostrato che la passione è un collante incredibile, più di qualunque strategia di marketing.

So che non si dovrebbe parlare dei concorrenti. Ma in giro per il mondo tra i flagship store come questo, ce n'è uno che ti piace?

In misura diversa credo che un progetto come Dover Street Park - ma nel mondo del fashion - sia sicuramente molto interessante e stimolante. Qui in realtà per me è un progetto di design, mi sono ispirato a quello che vedo alla Triennale e in altri musei, sono appena stato al Moca di Los Angeles a vedere una mostra sulla street art, c'erano le auto disegnate di Keith Haring, di Warhol… io mi trovo più vicino a degli spazi di derivazione industriale, dove il progetto di design è mostrato, non è un concetto retail, ma più di workshop, di laboratorio.

Quali sono le tue ispirazioni?

Io parto molto dalla matericità. I materiali hanno un certo tipo di estetica che mi affascina: il carbonio, il titanio, l'alluminio, hanno delle luci, anche la gomma stessa, che sono ispirazione. Non è tanto la forma, ma la matericità, alla fine anche Sottsass, un grande maestro faceva dei quadri per fare i suoi oggetti, perché i colori dovevano essere proporzionati. Ecco secondo me è quella la bellezza della tecnologia: può essere un telaio di una moto può essere un casco, un occhiale un orologio, in realtà sono quelli che donano l'estetica e la bellezza.

Parlando di persone fisiche invece? Prima hai nominato Sottsass

Constantin Grcic, è un designer che mi piace molto per il suo approccio anche molto da art and craft, a livello internazionale Marc Newson, anche lui parte dall'esperienza del surf (anche Montagner ne è un appassionato, ndr)e arriva fino a esporre da Gagosian. Io credo che la creatività sia la vera energia alternativa a quella che della finanza.

Stiamo parlando davanti a una Lamborghini Miura, una delle macchine più belle di sempre. Perché non si riesce più a fare macchine del genere, oppure siamo noi che non riusciamo a vederle?

Eh… qui c'era un motore, un telaio e una persona che aveva un'idea. In pochi - purtroppo - si riesce a fare, si riesce a cambiare nel bene e nel male molto più di quanto si riesca a fare in tanti. E questo anche nella creatività, anche dal punto di vista sociopolitico, pochi riescono a cambiare molto. Dal punto di vista creativo è la stessa cosa. È anche la forza del nostro progetto, poche persone, più libertà, e una struttura molto più organizzata. Meglio pochi ma buoni.

Parliamo di soldi: quanto è costato questo posto?

Quattro milioni di euro, diceva il Presidente. Io lo so pezzo per pezzo, ti so dire il mobiletto quanto è costato…

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Pirelli corso Venezia 1: le foto del flagship store e l'intervista a Renato Montagner é stato pubblicato su Designerblog.it alle 16:42 di martedì 20 settembre 2011.



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